Yoga del suono nada yoga
La parola sanscrita Nada significa suono ed etimologicamente, flusso di coscienza.
Attraverso l'utilizzo di suoni, mantra, Raga (melodie) e Tala (cicli o ritmi) si possono creare stimolazioni sui corpi sottili e sui chakra determinando così una forma di Yoga meditativo e terapeutico.
Corso di Nada Yoga, lo yoga del suono
Nella tradizione indiana ogni brano musicale è correlato con determinate stagioni, differenti periodi del giorno o della notte, così da provocare emozioni e reazioni fisiologiche, indurre a particolari stati di coscienza.
Il suono ha una sue forza terapeutica e spirituale, un determinato effetto sulle emozioni.
La cultura che ha più preservato i tesori di questa scienza del suono è senza dubbio quella dell’India, dove l’impianto teorico musicale, codificato da secoli, riguardante l’uso di suoni, melodie e ritmi collegati a stagioni, orari, stati fisici, psichici, emozionali e a tutte le circostanze della vita dell’essere umano e della natura, saldamente fissate su questo sistema.
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A cura di
Giulia Coschiera e Maurizio Di Massimo
tel. 3510862184
giulicos@gmail.com
Corso di Sitar e di musica del nord dell'India
Introduzione alla pratica strumentale e ai principi cardine del sistema musicale indiano.
Lezioni individuali e di gruppo.
Le lezioni sono strutturate in modo da combinare teoria e pratica.
Oggi il Sitar è considerato uno dei principali strumenti musicali tradizionali dell’India e viene suonato sia nella musica classica che nella musica contemporanea. Il suo suono distintivo è ottenuto grazie a delle tecniche specifiche applicate alle sue corde come, per esempio, il caratteristico mind (trazione laterale della corda) utilizzato per l’intonazione e la dinamica delle note durante l’esecuzione.
Questo corso è adatto a tutti coloro che sono interessati ad apprendere uno strumento nuovo, sia nei suoi fondamenti pratici che teorici. Aperto anche ad altri strumenti e voce!
Seguendo la procedura della tradizionale trasmissione orale, caratteristica della Musica Indiana, integrata ove possibile da trascrizioni, verranno innanzitutto insegnate le tecniche di base dello strumento, applicate successivamente allo studio di composizioni inerenti al repertorio classico.
Programma
- Introduzione e impostazione
- Cenni storici
- Accordatura dello strumento
- Posizione corretta del corpo e delle mani - Basi teoriche e pratiche
- Introduzione alla teoria musicale indiana (Raga, composizione melodica e Tala, ciclo ritmico)
- Sistema di notazione
- Esercizi sullo strumento - Tecniche di base
- Approccio al repertorio dei Raga
- Riconoscimento intervalli melodici e scale (that)
- Riconoscimento ciclo ritmico con relative composizioni - Il repertorio dei Raga
- Frasi tipiche (pakad)
- Studio delle prime composizioni
- Pratica con ciclo ritmico - Improvvisazione
- Tecniche di improvvisazione sullo strumento
Dove
In presenza, presso il Centro Yoga Rasa e online tramite Zoom
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Insegnante
Giulia Coschiera
tel. 3510862184
giulicos@gmail.com
I rāga e i tempi di esecuzione (prahar)
Come gli stati d’animo del ciclo della vita sono strettamente connessi al ciclo del giorno e della notte, al ciclo delle stagioni, ai fenomeni cosmici, cosi anche i rāga sono composti per evocare questi stati d’animo. Sono associati a diversi momenti della giornata, o al ritmo alternato delle stagioni, esistono rāga dell’alba, del tramonto , di mezzanotte. Ci sono rāga della primavera, autunno, stagione delle piogge, etc.Il musicista, attraverso il rāga e i rasa connessi, esprime uno stato emozionale che viene comunicato a coloro che lo ascoltano. Rasa (radice ras, gustare, succo), rappresenta l’attuazione della potenzialità emotiva del rāga e costituisce il modo in cui l’effetto musicale si manifesta, pur essendo al tempo stesso, l’effetto musicale medesimo. L’episodio musicale è completo solo in presenza del sentimento che non può non scaturire dal «succo» che l’ascolto o l’esecuzione distillano.Il rasa è nato nell’ambito delle poetiche letterarie e della rappresentazione scenica (8 tipi fondamentali).
Il Tāla: l'insieme dei ritmi musicali
Tāla (radice tad, battere colpire), il ritmo tende ad evidenziare la qualità melodica contrapponendola alla sua quantità metrica, a questa dà risalto il tempo come velocità di esecuzione o laya.Ha forma ciclica ed è formato da sezione variabili, i vibhāg, ciascuno dei quali consiste in un determinato numero di colpi mātrā. Ciascun ciclo ritmico risulta composta da una frase fondamentale, il theka. I colpi sono forti, tāli e deboli khālī. Ogni ciclo si apre con il sam.Vengono utilizzate sillabe onomatopeiche detti bol che vengono riprodotte come formule sonore sulle percussioni.
Cenni storici: il sitār
Sulla base della trattatistica esaminata sia in Sanscrito che in Persiano, molti studiosi sono giunti alla conclusione che il termine sitār sia apparso attorno al XVIII secolo e che un certo Amir Kushro, riportato nei testi anche come Kushrau Khan, sia stato il suo creatore.Controversie e errori nacquero a causa di un omonimo Amir Kushro, una grande figura del medioevo indiano, che nacque nel 1253 e visse a Delhi sotto il sultanato di Allauddin Khilji (1296-1316). Grande poeta e musicista di corte, scrisse diversi trattati, fu il suo grande interesse per la musica indiana, che portò numerosi scrittori ad attribuirgli l’invenzione di svariati stili melodici e nuovi strumenti, creati da una sintesi con quelli di origine persiana. Nelle sue opere vengono descritti vari strumenti dell’epoca, ma non viene riportato né il sitār né il tablā.Nei principali trattati in sanscrito del XIII e XIV secolo, come il Saṅgīta ratnākara di Śārṅgadeva e il Saṅgītopaniṣatsāroddhāra di Sudhākalaśa, vengono descritti diversi tipi di vina, strumento indiano classico per eccellenza, ma non si parla di sitār. Ugualmente, nella trattatistica persiana del XIV e XV e nelle raffigurazioni del XVI secolo, ritroviamo alcuni strumenti descritti da Amir Kushro, tra i quali come strumenti a corde, il chang, il rabab e il tambur, ma anche qui non si trovano ancora cenni sul sitār.Secondo lo studioso K.C. Brhaspati, pioniere di studi di musica in urdu e persiano, i primi riferimenti al sitār devono essere ricollegati così alla figura di Kushrau Khan nel XVIII secolo.